Il 2020 è il secondo anno più caldo sulle Alpi Giulie in 170 anni con solo 0.1°C di differenza rispetto al 2015
Figura 1. L’area della stazione meteorologica il 28.1.2021 con l’ingente accumulo nevoso di circa 400 cm. La stazione è posizionata a 2203 m di quota nei pressi dei resti del ghiacciaio orientale del Canin ed è gestita da Società Meteorologica Alpino-Adriatica e Parco Naturale delle Prealpi Giulie
Figure 1 .The area of the automatic weather station on January 28st, 2021 in deep snow, with about 400 cm. The weather station is located at 2203 m a.s.l. close to the Eastern Canin glacial remnant end is managed by the Alpine-Adriatic Meteorological Society and Parco Naturale delle Prealpi Giulie
Abstract
While winter 2020-21 so far recorded exceptional snow accumulation being one of the most extreme ever observed in the last 50 years for this period of the year, average temperature keep increasing. Data shows how year 2020 in the Eastern Alps at 2200 m a.s.l. is the second warmest ever observed in 170 years. Mean temperature is only 0.1°C lower than year 2015, which was the warmest. Ten of the twelve months of the year recorded a positive anomaly which is to be considered exceptional in January and November. January is the second warmest month ever observed since there is data available (year 1851). November is the warmest ever observed, with the same mean temperature as November 2015. Besides these two, 3 months of 2020 (February, April and August) are among the first 10 warmest months ever observed in 170 years. Meteorological seasons of 2020 are all warmer than average and particularly winter which is the fourth warmest. Autumn is the sixth warmest. Although autumn was so mild, the coldest month of 2020 in terms of anomaly is October but only in the 76th place among the coolest in 170 years. Summer in the Eastern Alps is warming more markedly with 0.8°C every 10 years (8°C per century) in the last 30 years. No reversal trend is evident at the moment.
Riassunto:
Mentre l’inverno 2020-21 registra finora un accumulo nevoso eccezionale e tra i più estremi mai osservati negli ultimi 50 anni in questo periodo dell’anno, la temperatura media continua ad aumentare senza interruzioni. Dall’archivio dati a disposizione il 2020 è il secondo anno più caldo mai osservato in 170 anni in quota nelle Alpi orientali a 2200 m, con una temperatura inferiore di 0.1°C rispetto al 2015. Dieci su dodici mesi dell’anno registrano anomalia positiva che risulta eccezionale a gennaio e novembre. Gennaio è il secondo mese più caldo mai osservato da quando esistono dati a disposizione (dal 1851). Novembre è invece addirittura il più caldo mai osservato, con la stessa temperatura media del novembre 2015. Oltre a questi due, altri 3 mesi del 2020 (febbraio, aprile e agosto) risultano tra i primi 10 mesi più caldi mai osservati in 170 anni. Le stagioni 2020 risultano tutte più calde delle medie di riferimento ed in particolare l’inverno che è il quarto più caldo degli ultimi 170 anni, mentre l’autunno è il sesto più caldo mai osservato. Nonostante l’autunno sia stato così estremamente mite, il mese più freddo del 2020, in termini di anomalia negativa, è ottobre ma solo al settantaseiesimo posto tra i più freschi in 170 anni. In linea generale sulle Alpi orientali l’estate è la stagione che si sta scaldando in maniera più marcata con un tasso di circa +0.8°C ogni 10 anni (8°C a secolo) negli ultimi 30 anni, e per ora non si evidenzia nessuna inversione di tendenza o segnali di interruzione in questo trend.
Stazione meteorologica automatica Canin: report temperature anno 2020 ed innevamento inverno 2020-21.
Il 28 gennaio 2021, in collaborazione con l’ufficio neve e valanghe del Servizio Foreste e Corpo Forestale e l’Istituto di Scienze Polari del CNR, è stato effettuato lo scarico dati dalla stazione meteorologica Canin gestita dalla Società Meteorologica Alpino-Adriatica (SMA-A) in collaborazione con il Parco Naturale delle Prealpi Giulie. Il sito remoto e le difficoltà logistiche non permettono ancora la trasmissione dati automatica ed è questo l’unico sistema, per ora, per ottenere i dati dalla stazione. Stiamo però lavorando per l’implementazione della trasmissione dati da remoto, anche grazie al recente potenziamento del segnale GPRS nell’area.
Neve inverno 2020-2021
L’innevamento in Alpi Giulie risulta particolarmente importante se messo a confronto con gli inverni del passato, non solo recente, per lo stesso periodo dell’anno. Le ingenti precipitazioni registrate tra i mesi di dicembre e gennaio hanno infatti permesso, a tutte le quote, un consistente accumulo nevoso al suolo che, per quanto riguarda la stazione nivometrica del rifugio Gilberti a 1840 m slm nel complesso del Monte Canin, risulta di 487 cm al 24 gennaio. Tale valore è il più alto mai osservato in questo periodo dell’anno da quando si effettuano misure, ossia dall’inverno 1972, ed è in linea con le due annate più nevose recenti del 2008-09 e 2013-14. La sommatoria neve fresca, che rappresenta cioè la somma di tutti gli accumuli delle ultime 24 ore misurati ogni mattina, ammonta a 845 cm (al 4 febbraio), dato già superiore di 165 cm al cumulato medio annuale di 680 cm che si raggiunge alla fine di aprile. Al Livinal Lunc, quota 1837 m sul versante nord che si affaccia a Sella Nevea, la stazione automatica della rete idrometeorologica della Protezione Civile regionale è in linea con i dati manuali giornalieri raccolti al Rifugio Gilberti, seppur generalmente inferiori di alcuni decimetri dovuto alle diverse peculiarità del sito. Alla stazione meteorologica automatica Canin (Figura 1), sito dove l’azione del vento è importante e l’accumulo è di conseguenza inferiore rispetto alla media dell’area circostante, sono presenti circa 400 cm al suolo. Anche a quote inferiori, a Sella Nevea a 1150 m s.l.m., lo spessore nevoso è considerevole e pari a 160-170 cm.
La stagione invernale 2020-2021 è stata finora caratterizzata da un incremento relativamente costante del manto nevoso, in seguito ai 3 eventi nevosi principali di inizio dicembre, fine dicembre/inizio gennaio e fine gennaio. Di assoluto rilievo il primo evento che ha portato oltre 300 cm di accumulo in pochi giorni, superiore a tutti gli eventi singoli registrati nelle stagioni 2008-09 e 2013-14 (figura 2). Tale evento è stato provocato da una profonda e vasta depressione collegata al vortice polare che ha convogliato masse di aria di estrazione artico-marittima verso il Mediterraneo. Queste a loro volta hanno interagito con correnti sciroccali stante il richiamo molto umido al suolo (figura 3). La disposizione del pattern sinottico, in particolare tra il 4 ed il 10 dicembre, e le correnti associate alle isoterme in quota hanno favorito a fine evento l’accumulo al suolo fino ai fondovalle alpini e prealpini. In alcune zone i quantitativi pluviometrici hanno superato gli 800 mm in 7 giorni.
Figura 2. andamento giornaliero dello spessore del manto nevoso al suolo in Canin (stazioni AINEVA Gilberti e Livinal Lunc) dal 1979 al 2021. Le linee rosse sottile e grossa indicano rispettivamente le misure effettuate manualmente presso il rifugio Gilberti (quota 1840 m) ed in modo automatico al Livinal Lunc (1837 m) dalla rete idrometeorologica Protezione Civile. In evidenza anche le due annate più nevose del 2008-09 e 2013-14 così come le medie pluriennali riferite alla serie recente manuale del Rifugio Gilberti operativa dal 2008 (linea nera grossa) e la serie completa che comprende i dati raccolti al vecchio arrivo funivia e al Livinal Lunc (tratteggiata verde).
Figure 2. 1979-2021 daily snow depth at 1840 m in Canin (stations AINEVA Gilberti and Livinal Lunc). Red fine and bold lines respectively show manual observations at the Gilberti hut (1840 m) and automatic at Livinal Lunc (1837 m) carried on by the Civil Defense hydro-meteorological network. The two most snowy seasons of 2008-09 and 2013-14 are also highlighted, as well as multi-annual averages referred to recent manual records collected at the Gilberti hut, in operation since 2008 (black bold line) and the whole record merging data from the old cable car and Livinal Lunc (green dots).
Figura 3. Situazione sinottica alle ore 12 UTC del 4 dicembre 2020. A sinistra la situazione alla quota geopotenziale di 500 hPa (a circa 5360 m sulle Alpi), a destra la temperatura in libera atmosfera alla quota geopotenziale di 850 hPa (tra 1300 e 1350 m circa sulle Alpi)
Figure 3 Synoptic situation at 12 UTC, December 4th 2020. Left 500 hPa (about 5360 m asl over the Alps), right 850 hPa temperature (about 1300-1350 m over the Alps)
Figura 4. La val Raccolana in Alpi Giulie a fine gennaio 2021 con una inusuale spessa copertura nevosa dal fondovalle fino alle cime. A sinistra il Monte Cimone (2379 m slm) e lo Jôf di Montasio (2753 m slm). Ben visibili anche i piani di Montasio alla fine della valle, nella parte alta centrale della foto, così come lo Jôf Fuart (2666 m slm). Vista da elicottero.
Figure 4. Raccolana valley in the Julian Alps late January 2021 with unusual thick snow cover from bottom-valley to mountain-top. Left Mount Cimone (2379 m asl) and Jôf di Montasio (2753 m asl). Piani di Montasio is also clearly visible at the end of the valley, high-center of the picture as well as Jôf Fuart (2666 m asl) back in the distance. View from helicopter
Figura 5. imponenti cornici di neve sulla cima del Picco di Carnizza (2441 m)
Figure 5. huge snow cornices over Picco di Carnizza (2441 m)
Di per sé l’accumulo nevoso fin qui acquisito non è in alcun modo garanzia di una possibile annata positiva in chiave glaciologica alpina. Tutto dipenderà da come proseguiranno le precipitazioni nella seconda parte dell’inverno ed in primavera, e quale sarà poi l’andamento della stagione di ablazione estiva. Qualora da qui in poi predominassero carenza di precipitazioni e temperature sopra la media, sarà comunque probabile un bilancio di massa generalmente negativo su quasi tutto l’arco alpino.
Temperatura 2020
L’analisi dei dati della temperatura, come si evince dalle tabella 1 e 2 e dalle figure 1 e 2, ci mostra come il 2020 risulti il secondo anno più caldo dal 1851. Il valore medio è inferiore di solo 0.1°C rispetto a quello del 2015. Il dato, oltremodo eccezionale, conferma il trend di rapido incremento della temperatura che si osserva in particolare negli ultimi 3 decenni pari a circa +1.5°C dall’inizio degli anni ’80 ad oggi. Il fatto che gli effetti del riscaldamento globale siano più intensi e rapidi nelle zone di alta quota è noto e già ampiamente discusso in letteratura scientifica, come ad esempio sul recente lavoro Elevation-dependent warming in mountain regions of the world pubblicato sulla rivista Nature Climate Change. Dal 1984 (37 anni) non si sono più registrate temperature medie annuali inferiori a 0°C ai 2200 m di quota della stazione meteorologica del Monte Canin. La temperatura minima di -16.6°C del 2020 si è verificata tra le ore 5 e le ore 6 del 23 marzo, mentre la temperatura massima di 20.7°C tra le ore 13 e 14 del 1 agosto. I dati per il Canin alla quota di 2200 m dal 1851 sono stati recentemente elaborati in un lavoro pubblicato nel 2015 su International Journal of Climatology della Royal Meteorological Society. In questo lavoro l’errore associato alle medie giornaliere antecedenti il 2012 è stato calcolato in ±0.6°C.
Figura 6. Temperatura media annuale misurata a 2200 m in Canin. Dati puntuali (pallini e curva grigi) e media mobile centrata di periodo 11 anni (curva blu). In evidenza il 2015 (pallino rosso) ed il 2020 (pallino giallo) rispettivamente i due anni più caldi mai osservati in quota sulle Alpi Giulie.
Figure 6. Mean annual air temperature measured at 2200 m in Canin. Data (gray dots and curve) and 11-years-centered moving average (blue curve). 2015 (red dot) and 2020 (yellow dot) respectively are the two hottest years ever observed at high altitude in the Julian Alps.
Figura 7. Curve annuali delle temperature medie mensili a 2200 m di quota in Alpi Giulie-Canin dal 1851. In evidenza la media climatologica 1851-2020 (curva nera), l’anno più caldo osservato (2015, curva rossa) ed il 2020 che risulta il secondo più caldo della serie (curva arancione)
Figure 7. Annual curves of monthly mean temperatures at 2200 m in the Julian Alps-Canin area since 1851. Climatological reference 1851-2020 (black curve), the warmest year observed (2015, red curve) and 2020 which is the second hottest in the whole records (orange curve) are highlighted.
Tabella 1. da sinistra temperature medie, minime (azzurro) e massime (rosso) mensili registrate nel corso del 2020 con i riferimenti al trentennio 1961-1990, all’ultimo trentennio utile (1991-2020) e a tutta la serie (1851-2020) con le rispettive differenze. Con i colori azzurro e rosso nelle colonne vicine alle medie di riferimento sono messe in evidenza le rispettive anomalie osservate nel 2020.
Table 1. from left to right mean, min and MAX monthly air temperature recorded in 2020 compared to the thirty years reference 1961-1990, the last 30 years reference (1991-2020) and the whole record (1851-2020) with respective differences. Blue and red colors beside the long-term averages highlight the 2020 anomalies.
Figura 8. Istogramma delle anomalie 2020 rispetto ai trentenni di riferimento 1961-1990 e 1991-2020
Figure 8. bar histogram of 2020 anomalies compared to 30 years reference 1961-1990 and 1991-2020
L’anomalia di temperatura media dei mesi di gennaio, febbraio, aprile, agosto e novembre supera di oltre +3.0°C le medie di riferimento del trentennio 1961-1990. Le anomalie di gennaio (+5.0°C) e novembre (+4.7°C) sono eccezionali. Più contenute le differenze riferite al trentennio di riferimento più recente (1991-2020) a causa del rapido riscaldamento in atto negli ultimi decenni, ma comunque prossime ai +4.0°C a gennaio e novembre.
Le anomalie più contenute si registrano in generale nel corso dei mesi tardo primaverili ed estivi, ad eccezione del mese di agosto. Il mese di giugno ha un’anomalia di +0.7°C se raffrontato al trentennio 1961-1990 e di -1.1°C se riferito al trentennio più recente; mite quindi se raffrontato al passato, fresco nel “nuovo clima”. Ottobre, uno dei mesi termicamente meno influenzati dal recente riscaldamento, è il mese più freddo del 2020 in termini di anomalia con differenze simili se rapportato ad entrambe i trentenni di riferimento, a confermare la sua peculiarità di mese che meno è stato influenzato negli ultimi decenni dal riscaldamento globale.
L’analisi delle temperature nelle 4 stagioni del 2020 (Figura 9 e tabella 2), evidenzia anomalie di segno sempre positivo rispetto alle medie di lungo periodo. L’estate 2020 con 9.1°C è in linea con la media dell’ultimo trentennio 1991-2020 ma più calda di 1.8°C rispetto al trentennio di riferimento 1961-1990. Anche la primavera, grazie ad un mese di marzo non eccessivamente mite, non si discosta di molto rispetto a quanto osservato negli ultimi 30 anni, ma comunque registra una anomalia di +0.6°C rispetto al 1991-2020 e di +1.9°C rispetto al 1961-1990. L’anomalia più forte, di valore eccezionale, si registra nel corso dell’inverno (mesi di dicembre, gennaio e febbraio) con ben +2.8°C rispetto ai dati registrati negli ultimi 30 anni e di ben +3.8°C rispetto al riferimento 1961-1990. Anche l’autunno risulta molto mite con anomalie significative per entrambi i trentenni di riferimento. E’ degno di nota segnalare che dal 1974 (46 anni) non si osservano temperature medie autunnali inferiori a 0°C.
In linea generale nelle Alpi Giulie in quota la stagione che mostra il riscaldamento più costante e marcato è l’estate (figura 9). Il riscaldamento iniziato negli anni ’80 con un tasso di incremento di circa 0.8°C ogni 10 anni (+8°C a secolo) non mostra segni di interruzione.
Tabella 2. Valori di temperatura media osservata nelle 4 stagioni in Canin a 2200 m con il confronto rispetto alla climatologia 1961-1990, 1991-2020 e 1851-2020. In evidenza anche gli scarti dalle rispettive medie di riferimento.
Table 2. Mean temperature observed in the four seasons in Canin at 2200 m compared the climatology 1961-1990, 1991-2020 and 1851-2019. Differences with such references are also highlighted.
Figura 9. Temperature medie mensili 1851-2020 delle 4 stagioni e media mobile centrata di periodo 11 anni
Figure 9. 18551-2020 Monthly mean temperature in the four seasons with 11-years-centered running mean
Reference e contatti
Pepin N., Bradley R., DIaz H. et al. (2015) Elevation-dependent warming in mountain regions of the world. Nature Climate Change 5, 424-430 www.nature.com/articles/nclimate2563
Colucci R.R., Guglielmin M. (2015). Precipitation-temperature changes and evolution of a small glacier in the southeastern European Alps during the last 90 years (2015). International Journal of Climatology, 35:10 2783-2797 https://rmets.onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1002/joc.4172
Colucci R.R., Giorgi F., Torma C. (2017). Unprecedented heat wave in December 2015 and potential for winter glacier ablation in the eastern Alps. Scientific Reports, Nature, 7: 7090 https://www.nature.com/articles/s41598-017-07415-1
--> pdf Report 2020 - Temperature Canin
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Renato R. Colucci (Febbraio 2021)
CNR-Istituto di Scienze Polari, Area Science Park, Basovizza (Trieste)
e-mail - renato.colucci@isp.cnr.it
Società Meteorologica Alpino-Adriatica – www.aametsoc.org
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