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Immagine del redattoreRenato R. Colucci

2021 Anno Glaciologico Positivo per le Alpi Giulie, nonostante la Nona più Calda Estate in 170 anni

Aggiornamento: 30 ott 2021

Sebbene l'estate 2021 sia risultata estremamente calda con un valore che è al nono posto tra le estati più calde degli ultimi 170 anni, gli ingenti accumuli nevosi dello scorso inverno permettono ai residui glaciali delle Giulie di finire il periodo di ablazione estiva con un surplus di neve residua. Il nevato del 2020 non affiora in nessun apparato tra quelli monitorati. Oltre al ghiacciaio occidentale del Montasio ed al Canin orientale, seguiti da oltre un decennio, è iniziato ad ottobre di quest'anno il monitoraggio di lungo periodo del piccolo ghiacciaio di Conca Prevala, inserito dal 2015 nel catasto dei ghiacciai italiani.


Mentre le prime nevicate autunnali hanno già imbiancato le cime più alte delle Alpi Giulie, si iniziano a tirare le somme dell'anno glaciologico 2020-2021. Si sono conclusi nelle scorse settimane, infatti, le campagne di fine anno sui corpi glaciali delle Alpi Giulie.


La Società Meteorologica Alpino-Adriatica con l'Istituto di Scienze Polari del CNR e l'Università di Trieste ha operato sul Canin orientale e sul piccolo ghiacciaio di Conca Prevala. L'Università di Udine si è occupata, invece, di effettuare le misurazioni glaciologiche con metodo geodetico e l'ausilio del drone, sul ghiacciaio occidentale di Montasio.


Nell'immagine sopra riportiamo l'andamento delle temperature estive (mesi di giugno, luglio e agosto) dal 1851 al 2021 alla stazione Canin2203, Alpi Giulie. L'estate 2021 registra una temperatura media di 9.4°C. Tale valore ha un'anomalia positiva di +2.1°C rispetto alla climatologia normale 1961-1990, di +1.1°C rispetto a quella 1981-2000 e di +0.5°C rispetto ai valori del trentennio 1991-2020. Risulta invece inferiore di 0.1°C rispetto alla media delle estati degli ultimi 10 anni (2010-2020).


L'estate 2021 è al nono posto tra le estati più calde osservate dal 1851, ossia la nona più calda in 170 anni di misure. La sua temperatura media sarebbe stata assolutamente eccezionale fino a prima degli anni 1990. Osservando il trend id lungo periodo, la temperatura media estiva si è ormai alzata di circa 2.5°C dagli anni 1980 ad oggi.


28 SETTEMBRE 2021


Nell'immagine sopra presa dall'elicottero, si vede l'ice patch orientale del Canin (a sinistra nella foto) proprio alla base della salita verso Sella Ursich. Al centro dell'immagine e a destra, le altre placche residue alla fine dell'estate 2021 sono interamente ricoperte dalla neve residua dell'inverno precedente. In particolare si nota come una sottile lingua di neve metta in comunicazione i due settori, dando di fatto continuità all'estensione del nevato residuo 2021.


L'unione di tutti i nevai residui, e quindi virtualmente delle placche di ghiacciaio residue, non si verificava dall'estate 2014. Nell'immagine sotto, per confronto, inseriamo una immagine della situazione al 28 ottobre 2014, presa dall'elicottero. Nonostante l'angolazione ed il punto di vista non siano i medesimi, si apprezzano le differenze nel manto nevoso residuo al suolo.


28 OTTOBRE 2014


Nonostante quindi la fusione nivale estiva sia stata molto alta a causa di temperature estive eccezionalmente elevate, l'ingente accumulo caduto nell'inverno precedente ha permesso comunque il mantenimento di uno spessore residuo superiore al normale.


Nell'immagine sotto, presentiamo i dati dello spessore di neve al suolo misurati nelle Alpi Giulie alla stazione del Livinal Lunc (1837 m slm) in Canin e della Kredarica (2514 m slm) alle pendici del Monte Triglav (2864 m slm) in Slovenia. Riportiamo rispettivamente anche le misure e la data dei massimi spessori raggiunti nel corso dell'inverno 2020-2021.



I rilievi glaciologici 2021


Il 28 settembre scorso, sono stati eseguiti i rilievi di bilancio di massa dell'ice patch orientale del Canin ed è stata ripristinata la totale operatività della stazione meteorologica automatica Canin2203, parzialmente in avaria (2203 si riferisce alla quota della stazione meteorologica). L'ingente massa nevosa dell'inverno precedente aveva infatti danneggiato il traliccio e la cassetta del datalogger.


E' stato eseguito un rilievo fotogrammetrico terrestre con l'ausilio di bersagli geo-referenziati tramite teodolite e stazione totale. Nel breve video sotto, si vedono alcune fasi relative ai rilievi eseguiti in quella giornata.



I risultati quantitativi definitivi saranno pubblicati successivamente, ma fin d'ora si può asserire con certezza che il bilancio di massa glaciale 2020-2021 sia positivo. Tale affermazione non deve stupire particolarmente, visto che la totalità degli apparati glaciali alpini e in forte regresso da decenni. Negli ultimi 10-15 anni è stata già osservata e spiegata invece la presente resilienza dei piccoli corpi glaciali residue delle Alpi Giulie.


In particolare ne abbiamo parlato a questo link commentando i risultati scientifici pubblicati recentemente sulla rivista Atmosphere relativi alla resilienza della criosfera delle Alpi Giulie. Un altro articolo, in lingua inglese, che affronta lo stesso aspetto è pubblicato al link https://www.severe-weather.eu/cryosphere/glaciers-melting-faster-longer-few-alps-challenge-global-warming-positive-mass-balance-rrc/ .




Nell'immagine sopra il ghiacciaio del Montasio, anch'esso abbondantemente ricoperto dalla neve residua dell'inverno 2020-21, sempre alla data del 28 settembre 2021. L'immagine è presa dall'elicottero.


L’Occidentale di Montasio è, a rigore di definizione, l’unico corpo glaciale delle Alpi Giulie a mantenere caratteristiche di piccolo ghiacciaio montano. La presenza di Randkluft e Bergschrund (le crepacciate nella parte alta del cono glaciale a contatto con la parete rocciosa e subito a valle di essa) oltre ad alcuni crepacci longitudinali che ne palesano la sua dinamica, sono gli aspetti morfologici più evidenti nella sua classificazione.

Nell'immagine sopra abbiamo schematizzato le caratteristiche morfologiche principali del ghiacciaio occidentale di Montasio. Non va dimenticata anche l'ingente copertura detritica in particolare nella parte terminale del corpo glaciale., non raffigurata in questa illustrazione semplificata.


Il gruppo che ha operato sull'Ice patch orientale del Canin (immagine sotto) era composto da Renato R. Colucci (Istituto di Scienze Polari-CNR, Università di Trieste, Società Meteorologica Alpino-Adriatica), Costanza Del Gobbo, Andrea Securo e Luca Ziani (Società Meteorologica Alpino-Adriatica), Marco Di Lenardo (Parco Naturale delle Prealpi Giulie), Eleonora Maset (Università di Udine), e Marco Basso Bondini (CNSAS FVG)



Il piccolo corpo glaciale di Conca Prevala


In seguito alle operazioni effettuate a fine settembre, la Società Meteorologica Alpino-Adriatica ha completato le operazioni glaciologiche 2021 ripetendo un rilievo fotogrammetrico da drone sul piccolo corpo glaciale di Conca Prevala.


Il 14 ottobre un piccolo gruppo composto da Renato R. Colucci e Simone Pillon (Università di Trieste), coadiuvati da Elisa Benedetti Fasil e Veronica Franco, studentesse del Dipartimento di Matematica e Geoscienze dell'Università di Trieste impegnate nella stesura delle tesi di laurea, ha ripetuto il rilievo geodetico effettuato 6 anni prima, nell'ottobre del 2015.




Il rilievo di quest'anno, inoltre, farà da base per quelli che saranno ripetuti nelle annate successive al fine di costruire una serie continuativa nel tempo volta al monitoraggio di questo interessantissimo, piccolo corpo glaciale.


L'interesse deriva dalla quota estremamente bassa di questo "micro ghiacciaio" che, per le sue eccezionali caratteristiche, è stato ufficialmente riconosciuto ed inserito nel catasto dei ghiacciai italiani a partire nel 2015.



La presenza di una morena frontale molto ben evidente, oltre che spessori di ghiaccio di circa una ventina di metri al suo interno, così come evidenziato da rilievi effettuati con il Ground Penetrating Radar nel corso degli ultmi 10 anni, sono più che sufficienti per far perdere a questo copro glaciale la definizione di semplice "nevaio".


I nevai, come tali, non presentano infatti nè una morena frontale nè tanto meno spessori di ghiaccio al loro interno, ma appunto risultano composti esclusivamente da neve o nevato.



Sopra, un'altra immagine del piccolo ghiacciaio di Conca Prevala. Gli asterischi ne evidenziano la morena frontale, indizio inequivocabile di deformazione gravitativa dell'apparato glaciale e di una propria dinamica.


Il piccolo ghiacciaio di Conca Prevala ha ricevuto il codice 984.2 nel 2015 dal Comitato Glaciologico Italiano.


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Credits:

Si ringraziano la Struttura stabile centrale per l'attività di prevenzione del rischio da valanga nelle persona di Mauro Azzini e Gabriele Amadori, e la Protezione Civile FVG per il supporto logistico alle operazioni


Testo e immagini a cura di Renato R. Colucci CNR-Istituto di Scienze Polari, Università di Trieste-Dipartimento di Matematica e Geoscienze; Società Meteorologica Alpino-Adriatica




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