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Immagine del redattoreRenato R. Colucci

I frequenti rovesci nevosi primaverili del periodo 16-20 marzo 2021 - genesi e dinamica

Veder iniziare a nevicare anche con +9°C

In questi giorni, ed in numerose occasioni, abbiamo visto cadere la neve anche fino in pianura per brevi periodi, con il meteo che, dopo mattinate soleggiate, tendeva a “chiudersi” a partire dalle ore centrali (Figure 1 e 2) e portava improvvisi, e per molti inaspettati, rovesci nevosi di breve durata. Formatisi in maniera repentina, gli annuvolamenti si dissolvevano poi rapidamente in corrispondenza del tramonto, lasciando spazio a serate e nottate serene con il termometro a scendere piuttosto rapidamente a valori di alcuni gradi sotto lo zero in pianura.


Figura 1: La mattina soleggiata del 18 marzo inizia a lasciare spazio alla formazione di piccole celle convettive grazie alla radiazione solare che surriscalda il terreno, crea piccole termiche che vanno ad interagire con l'aria fredda in quota in scorrimento NNE-->SSW. Sono già visibili alcune virga di precipitazione in lontananza.


Figura 2: Immagine satellitare delle celle convettive in formazione su tutti i Balcani e, in maniera meno rilevante, sulle pianure del nord est italiano e sull'Appennino alle ore 12.30 UTC del 16 marzo 2021


Ha stupito non poche persone, inoltre, vedere nevicare con temperature abbondantemente sopra la soglia degli 0°C, addirittura occasionalmente con +9°C… ma come può essere ?!

Tutto merito dell’aria secca tipica della massa d’aria che ci sta interessando e che trae origine in zone artiche continentali. La direttrice da nord, inoltre, tende a renderla ancora più secca una volta che, raggiunte le Alpi, perde gran parte del suo contenuto in vapore acqueo sotto forma di precipitazioni da Stau sul versante austriaco e ricade su di noi come debole corrente di Föhn.

Aria molto secca significa che la temperatura che leggiamo al termometro e la temperatura "di rugiada" (dew point), ossia la temperatura alla quale la massa d’aria raggiunge la saturazione e fa condensare il vapore acqueo in essa contenuto, sono molto diverse. Per fare un esempio, con il termometro a +9°C e l’umidità del 35% il dew point è pari a -5.7°C e questo fatto crea situazioni favorevoli ai fiocchi di neve. Quando la massa d'aria è umida, invece, temperatura dell'aria e dew point si avvicinano gradualmente, fino a coincidere con un'umidità relativa del 100%.

In realtà bisogna tenere conto anche dei processi in atto nel momento in cui un fiocco di neve cade verso il basso in una atmosfera con temperatura positiva, ossia in un ambiente ostile alla sua preservazione. Con valori positivi di temperatura il fiocco di neve inizierà a trasformarsi e fondere, ma questo processo per generarsi ha bisogna di attingere molta energia dall’ambiente circostante. Questa energia in fisica si chiama calore latente di fusione ed è pari a 334 Joule per ogni grammo. Il fiocco di neve, sottraendo calore latente all’ambiente circostante mentre la neve fonde, è come se creasse attorno a sè un ambiente via via più favorevole ai fiocchi di neve successivi, in pratica come se facesse scendere il freddo verso il basso.


Nel caso di questi giorni ci troviamo però di fronte a condizioni di aria molto secca che esalta i processi di sublimazione (passaggio da solido a vapore senza passare per la fase liquida). La sublimazione ha però bisogno di una quantità di calore latente circa 9 volte superiore rispetto alla fusione. Il processo appena descritto è quindi fortemente esaltato ed i fiocchi possono resistere molto più a lungo scendendo verso il basso a quote, ma soprattutto a valori di temperatura, normalmente impossibili per la loro sopravvivenza. Il rovescio della medaglia è però che, siccome l’aria è molto secca, i processi di sublimazione possono essere così intensi da “consumare” il fiocco di neve prima che questo arrivi a terra. Si formano allora le virga nevose (Figura 3), fenomeno particolarmente fotogenico se osservato con il sole basso all’orizzonte e da un punto di osservazione lontano che appare come una sfilacciatura delle nubi verso il basso, più o meno drasticamente interrotta ad una certa quota.


Figura 3: Spettacolari virga nevose sopra l'Istria immortalate al tramonto il 18 marzo 2021, credits Maja Kraljik autorizzazione richiesta per la pubblicazione sulla pagina instagram di SMAA.


Nei primi 3 giorni, tra il 16 e 18 marzo, rovesci nevosi con correnti da NNE si sono visti soprattutto sulle pianure slovene e croate, sul Carso e sulla costa orientale. Il motivo è dovuto al fatto che la radiazione solare del mese di marzo è ormai abbastanza intensa da innescare, in condizioni di cielo sereno e limpido come in questi giorni, piccole termiche (moti verticali di aria più mite che si innescano dal surriscaldamento del terreno colpito dalla radiazione solare) che salendo di quota interagiscono con le masse di aria fredda in scorrimento, raggiungono rapidamente la saturazione del vapore acqueo residuo in esse contenuto e condensano in nubi provocando i brevi e deboli rovesci. In questa prima fase le zone più favorite da questa azione, stante la bassa ventilazione presente al suolo, sono state quelle sopra menzionate (Figura 4).




Figura 4: Animazioni riflettività radar dalle ore 13.10 e le ore 14.40 UTC del 17 marzo 2021 e dalle ore 15.15 alle 16.45 UTC del 18 marzo 2021 evidenziano la formazione ed il passaggio di piccole celle convettive per lo più nevose in particolare su pianure slovene e croate, Carso, Istria e Alpi Dinariche. La componente delle correnti è N--> S il 17 marzo, NE-->SW il 18 marzo


L’immagine radar evidenziava, inoltre, come le piccole celle convettive, una volta raggiunta la superficie marina in seno al flusso principale, tendevano a dissiparsi rapidamente proprio a causa della scomparsa della termica e quindi della mancata alimentazione dal basso di aria surriscaldata in risalita. La temperatura della superficie del mare, infatti, è al momento piuttosto bassa ed agisce quindi come un inibitore della convezione verticale.

Oltre che i numerosi rovesci sulle aree sopra descritte, nel tardo pomeriggio ed in serata vi è comunque stata occasione per lo sviluppo di alcune celle localizzate e piuttosto fotogeniche anche sulla bassa e media pianura friulana (Figure 5-10).


Figura 5: Rovescio nevoso sulla città di Trieste nel pomeriggio del 17 marzo 2021. Credits Furio Pieri, Società Meteorologica Alpino-Adriatica.


Figura 6: Cella con virga nevose immortalata da Provesano (PN) in direzione Codroipo. Credits Enrico Zavagno. Autorizzazione concessa


Figura 7: Una ben sviluppata cella convettiva produce un breve ma intenso rovescio di neve sul Monte Nanos (1312 m slm), Alpi Dinariche settentrionali il 17 marzo 2021


Figura 8: Rovescio nevoso sul monte Slavnik (1028 m slm), Alpi Dinariche settentrionali, il 18 marzo 2021. In questo caso le virga nevose arrivano fino al suolo. Credits Renato R. Colucci


Figura 9: Rovescio nevoso del pomeriggio del 18 marzo nella zona di Grozzana-Grocana (500 m slm, Carso di Trieste). Una cella associata a questa si è poi diretta verso il Golfo di Trieste prima di dissiparsi (vedi foto sotto)


Figura 10: Un rovescio nevoso si spinge sul Golfo di Trieste al tramonto del 18 marzo 2021 diventando pioggia nell'ultimo tratto in prossimità della superficie marina. Nel caso specifico si vede il passaggio da neve con le virga opache, fino ad una certa quota, alla pioggia. I processi di sublimazione sono più inibiti grazie al seppur debole apporto di umidità dalla superficie marina mentre la fusione che sottrae meno calore latente dall'ambiente circostante permette alla precipitazione di raggiungere la quota al livello del mare. Credits Renato R. Colucci


Figura 11: Radiosondaggio di Udine Rivolto delle ore 12 UTC del 19 marzo evidenzia l'aria secca al suolo (distanza tra i due profili di temperatura in linea nera grossa) e il livello di saturazione con base nubi a circa 1500 m di quota che innesca la formazione delle piccole celle convettive in grado di portare rovesci nevosi a quote molto basse stante uno zero termico a circa 800 m di quota ed un dew point sempre inferiore ai -5°C.


Dalla giornata di venerdì 19 marzo, invece, la rotazione graduale delle correnti al suolo più da ENE ha iniziato a far affluire deboli venti di Bora su Alpi Dinariche e Carso che hanno inibito lo sviluppo delle termiche e quindi la formazione delle celle convettive. La situazione ha però reso più propizie le condizioni per la loro genesi nella pianura centrale friulana fin verso la pedemontana. Qui venerdì 19 marzo 2021, ma in particolar modo nella giornata di sabato 20, si è vista la formazione di brevi nevicate convettive fino in pianura nonostante i valori di temperatura fossero ancora una volta estremamente elevati per far nevicare (Figura 12). La formazione delle celle e la localizzazione delle precipitazioni è stata verosimilmente indotta dall’interazione tra i flussi freddi in quota e quelli locali al suolo innescati dalle termiche, in grado di creare delle zone di convergenza a ridosso della pedemontana, da dove poi il flusso in quota ha trasportato verso sud questo piccolo sistema localizzato (Figure 13).


Figura 12: Rovescio di neve a Cividale del Friuli (Udine) il primo pomeriggio del 20 marzo 2021. Nel corso dell'evento è stato udito anche un tuono. Credits Piero Cicuttini, Società Meteorologica Alpino Adriatica


Figura 13: La zona di formazione delle celle convettive nel primo pomeriggio del 19 marzo messo in evidenza dai pallini rossi suggerisce una interazione tra orografia, flussi in quota e flussi d'aria locale nei bassi strati. Notare la forma che appare simulare il contorno topografico delle Prealpi


Sul versante orientale invece, stante appunto il rinforzo della Bora, si sono create le condizioni favorevoli per fenomeni di sbarramento orografico (stau) che hanno portato nel corso della giornata del 20 marzo a deboli nevicate nel tarvisiano, nella regione della Notranjska slovena così come nell’area dello Sneznik, del Risnjak e del Velebit.

L’intensificazione della Bora nella giornata del 21 marzo annullerà la possibilità di vedere lo sviluppo di nevicate coreografiche in quanto la colonna d'aria diventerà molto più turbolenta inibendo quindi la possibile formazione di termiche.

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