A cura di Renato R. Colucci, Società Meteorologica Alpino-Adriatica, 12 aprile 2021
con contributi di Furio Pieri, Andrea Securo, Rudy Gratton e Pietro Cicuttini
Ingresso del fronte artico e tormente di neve
Il mese di marzo 2021, complessivamente più fresco rispetto alla climatologia recente, termina con temperature eccezionalmente miti per il periodo che si protraggono fino ai primi giorni di aprile. A seguire, un intenso fronte freddo, tra il 4 ed il 5 aprile, si mette rapidamente in moto verso sud dalle aree artico-marittime dell'Oceano Atlantico settentrionale, interessando poi tutta l’Europa ed il Mediterraneo. Generato dalla concomitante presenza di un possente anticiclone dinamico sulla Groenlandia, con valori di pressione riportati al suolo superiori ai 1070 hPa, e di una profonda depressione sul nord della Scandinavia, con valori di pressione al suo centro inferiori ai 970 hPa (Figura 1), il fronte scavalca le Alpi tra la notte e la mattina del 7 aprile 2021 (Figura 2 e 3).
Figura 1
Analisi al suolo ed alla quota geopotenziale di 500 hPa (ca. 5400 m) tra il 4 e l’8 aprile 2021.
Figura 2
Immagini satellitari in falsi colori che descrivono la tipologia della massa d’aria (l’aria fredda è indicata con colorazioni tendenti al rosso) associata alla posizione di nuvolosità e fronti.
Figura 3
Previsione dei campi di pressione e temperatura al suolo, tempo meteorologico associato e disposizione dei fronti tra le h12 (UTC) del 5 aprile e le h00 (UTC) del 7 aprile 2021. ©Deutscher Wetterdienst
L’interazione della massa d’aria di origine artica con la catena alpina, genera una depressione sottovento alle Alpi tra la notte e la mattina del 7 aprile in grado di portare un rapido e significativo calo della temperatura a tutte le quote ed all’innesco di forte vento di Bora, seppur di breve durata (Figura 4, 5 e 6).
Figura 4
Previsione dei campi di temperatura su Europa centrale ed Alpi alla quota geopotenziale di 850 hPa tra le h18 (UTC) del 4 aprile e le h6 (UTC) del 7 aprile secondo il modello Gfs.
Figura 5
Previsione dei campi di temperatura sulle Alpi alla quota geopotenziale di 925 hPa (ca. 700 m di quota) tra le h12 (UTC) del 5 aprile e le h6 (UTC) del 7 aprile secondo il modello Wrf. L’isoterma 0°C a 720-740 m di altitudine, la mattina del 7 aprile arriva fino alle coste tirreniche.
Figura 6
Previsione dei campi di vento alla quota geopotenziale di 925 hPa (ca. 700 m di quota).
L’ingresso della massa d’aria artica avviene in maniera repentina attorno alle h7 locali del 7 aprile. L’analisi delle retro-traiettorie di arrivo sul Carso (Figura 7) evidenzia come in poco più di 24 ore la massa d’aria, a tutte le quote, si sia mossa dall’isola di Jan Mayen (71° N), tra il mare di Norvegia e il mare di Groenlandia, all’Austria settentrionale, per poi deviare verso est nell’intento di superare la catena alpina ed entrare da est nord-est come Bora sul Carso, sulle zone orientali del Friuli Venezia Giulia e sulle Alpi Dinariche (Figura 8). La rapidità di spostamento ha permesso alla massa d’aria di mantenere pressochè invariate le sue caratteristiche, tanto che il calo termico è avvenuto in poche decine di minuti e le precipitazioni associate di neve asciutta e fredda sono iniziate fin da subito. In figura 9 le tre immagini della webcam montate in sequenza tra le h7.51 e le h8.51 in località Logatec (Regione amministrativa della Notranjska slovena, Carso interno) evidenziano quanto appena descritto.
Figura 7
Analisi delle retro-traiettorie della massa d’aria arrivata sul Carso il 7 aprile 2021.
Figura 8
Le immagini radar fornite da arso.si sono decisamente eloquenti nel mettere in evidenza l'ingresso da ENE del fronte artico che tra le h4.10 e le h5.40 UTC (h6.10 e h7.40 locali), interagendo con l'umidità preesistente innesca le prime nevicate in spostamento dalla Slovenia occidentale verso il Carso, le Alpi Dinariche settentrionali e le coste dell'Adriatico.
Figura 9
L’ingresso del fronte artico su Logatec (Notranjska, Slovenia, Carso interno) poco prima delle h8 locali (6 UTC) associato alla forte nevicata che depositerà al suolo circa 20 cm di neve asciutta.
Nelle aree maggiormente esposte al vento di Bora, l’associazione di: i) basse temperature; ii) intense precipitazioni; iii) forte vento, porta a vere e proprie tormente di neve che interessano in particolare le aree del Carso e le creste delle Alpi dinariche tra le h8 e le h13 locali, riducendo a volte la visibilità a pochi metri a causa dell'intenso scaccianeve (Figura 9a, b, c)
Figura 9a
Neve e vento forti con associato scaccianeve nella zona di Pesek di Grozzana nella tarda mattinata del 7 aprile 2021 con temperatura di -1.5°C portano condizioni di tormenta
Figura 9b
Neve e vento forti in comune di Monrupino nella tarda mattinata del 7 aprile 2021 con temperatura di -1.0°C portano a condizioni di tormenta sul Tabor di Col (rocca di Monrupino).
Figura 9c
L'abitato di Col in comune di Monrupino visto dal Tabor con neve e Bora forte nella tarda mattinata del 7 aprile 2021.
Condizioni di gelo diffuso con temperature minime diversi gradi sotto lo zero il 7 e 8 aprile
A seguito delle nevicate del giorno 6, la presenza di neve asciutta e fredda al suolo, le caratteristiche della massa d’aria contraddistinta da bassi valori di umidità , il repentino calo della ventilazione e la scomparsa delle nubi, creano le premesse per un bilancio radiativo favorevole alla massiccia perdita di calore notturno per irraggiamento. In Slovenia, nella località di Nova Vas - Bloke a ca. 700 m di altitudine, la mattina del 7 si raggiungono i -20.6°C che rappresentano la nuovo temperatura più bassa per la Slovenia nel mese di aprile in oltre 100 anni di osservazioni (primato precedente -18.0°C risalente al 4 aprile 1970). Solo pochi giorni prima, nella capitale slovena Ljubljana, il 31 marzo erano stati raggiunti i +25.3°C, la più alta temperatura mai misurata nel mese di marzo per la stazione (fonte Severe Weather Europe).
Per il Friuli Venezia Giulia abbiamo selezionato alcune stazioni meteorologiche preferendo quelle che garantissero una climatologia almeno trentennale. Abbiamo così scelto le località di Fagagna, Capriva e Brugnera dalla rete sinottica OSMER-ARPA, Protezione Civile oltre a Trieste-Molo F.lli Bandiera la cui serie di dati inizia però nel 1994. Le stazioni di Cividale del Friuli e Gorizia sono stazioni amatoriali ma seguite con grande attenzione e rigore da soci della Società Meteorologica Alpino-Adriatica, mentre l’osservatorio meteorologico di Borgo Grotta Gigante rappresenta il riferimento per il Carso ed è, al momento, il sito osservativo con la serie continuativa di dati omogenea recente più lunga del Friuli Venezia Giulia. I dati forniti da una stazione automatica inserita nella rete sinottica OSMER-ARPA sono controllati a cadenza continua da strumentazione analogica funzionante in parallelo. Per confronto con i dati di Trieste Molo F.lli Bandiera abbiamo inserito anche i dati della serie storica di Trieste Campo Marzio (CNR-ISMAR), stazione che è stata purtroppo dismessa a partire dal mese di gennaio 2019. I dati sono presentati in tabella 1 ed evidenziano come i valori di temperatura raggiunti siano generalmente secondi solo all’evento dell’aprile 2003. Per quanto riguarda la parte costiera di Trieste, sito che non ha mai raggiunto temperature negative in aprile in 200 anni di osservazioni meteorologiche, oltre ai +2.7°C del 6 aprile scorso rileviamo una minima di +1.5°C registrata presso la stazione meteorologica dell’Istituto Nautico, di 0.4°C superiore ai +1.1°C dell’8 aprile 2003 e quasi 0.8°C superiore al primato di +0.7°C del 7 aprile 1929.
Tabella 1
Valori di temperatura minima assoluta raggiunti in alcuni siti del Friuli Venezia Giulia, raffrontati alla climatologia esistente, selezionati in base alla lunghezza della serie disponibile. Si sono preferite stazioni già in funzione nel 1991 per garantire una climatologia almeno trentennale.
Per monitorare gli effetti dell'irruzione fredda, sul fondo della dolina di Seghini - Šegjnov dol sul Carso (Figura 10) è stato installato un datalogger di temperatura DS1922L della Dallas su supporto schermato ad una altezza da terra di 180 cm. La dolina in questione è una delle tre più estese del Carso triestino e si trova a nord-ovest dello scalo ferroviario di Prosecco (Trieste). La dolina ha forma ellissoide con direttrice NNW-SSE, e lunghezze degli assi rispettivamente di 500 m e 400 m. La quota del bordo meridionale è di 245 m slm e, con una profondità di 67 m, raggiunge i 178 m slm al fondo. La sua superficie è di circa 17000 m2. Il fondo è libero da vegetazione che invece ricopre i pendii, per lo più con arbusti e alberi di piccola-media taglia (carpino bianco e carpino nero, orniello, corniolo, nocciolo, rovere e cerro). Nonostante la presenza di vegetazione sui pendii, la dolina presenta comunque uno sky-view factor sufficientemente ampio da permettere un forte irraggiamento notturno e quindi ha tutte le potenzialità di raggiungere temperature molto più basse rispetto alle zone esterne. In figura 11 abbiamo plottato, per confronto, assieme ai dati misurati sul fondo della dolina, i dati di temperatura della stazione di Borgo Grotta Gigante a 276 m slm, che rappresenta le condizioni medie della parte centrale dell’altipiano carsico, assieme ai dati della stazione meteorologica presso la Rocca di Monrupino, a 418 m slm (Figura 10). La particolarità di quest’ultimo sito è quella di essere quasi sempre al di sopra delle inversioni termiche che si formano sull’altipiano carsico.
Figura 10
localizzazione delle postazioni meteorologiche usate per la realizzazione del grafico in figura 11. Nel riquadro interno il modello digitale del terreno della dolina di Seghini realizzato con il software open acces Qgis.
Figura 11
Grafico della temperatura misurata nelle stazioni di Borgo Grotta Gigante (276 m slm; curva blu), Rocca di Monrupino (418 m slm; curva nera) e del datalogger posizionato appositamente nella dolina di Seghini (178 m slm; curva rossa).
Nel grafico di figura 11 sono particolarmente evidenti le escursioni termiche giornaliere che caratterizzano i tre siti. Si notano in particolare: i) i valori molto bassi di temperatura già la mattina del 5 aprile in dolina (quasi -6°C), a circa 24 ore dall’arrivo dell’irruzione artica, con una temperatura minima di circa 10°C inferiore al sito di Monrupino; ii) l’arrivo della nuvolosità attorno alle h24 del 5 aprile che ristabilisce le differenze di temperatura secondo gradiente altimetrico nei tre siti; iii) la diminuzione pressoché simultanea della temperatura tra le h7.20 e le h7.50 a Borgo Grotta Gigante e Monrupino, all’ingresso dell’irruzione artica, ed il ritardo in dolina preceduto da un temporaneo aumento della temperatura; iv) le importanti differenze nei valori minimi dei giorni 7 ed 8 aprile. In particolare si notino i tempi diversi di raggiungimento del valore minimo il giorno 7: poco prima delle h23 a Monrupino; attorno alle h3.50 a Borgo Grotta Gigante; alle h6.10 in dolina. Tale andamento è dovuto all’innesco di deboli brezze di terra, con conseguente rimescolamento degli strati d’aria, che hanno raggiunto il fondo della dolina solamente attorno alle h23, in corrispondenza della temperatura minima alla rocca. Il giorno 8 in dolina si tocca il valore più basso dell’intero evento con -11.4°C, mentre il sito della rocca di Monrupino non scende mai al di sotto degli 0°C. Si noti il plateau di 8-10 ore consecutive con temperature sempre inferiori ai -10°C in dolina. Per quanto riguarda le temperature massime decisamente più elevate in dolina nelle giornate soleggiate, c’è sicuramente da tener conto il maggiore riscaldamento dovuto alla radiazione ad onda lunga dalle pareti, ma parte del riscaldamento maggiore è verosimilmente dovuto anche ad una schermatura del sensore non eccellente, come invece nel caso degli altri siti che presentano i sensori collocati all’interno di uno Stevenson screen a doppia grigliatura.
Isoterma -40°C a 500 hPa e rovesci nevosi il giorno 7 aprile
Dopo le forti nevicate del giorno 6, il 7 aprile inizia con condizioni di cielo sereno e aria limpidissima stanti le eccellenti caratteristiche della massa d’aria presente. Attorno all’ora di pranzo però il passaggio di una isoterma -40°C alla quota geopotenziale di 500 h Pa, coincidente con una quota di ca. 5300 m sul Friuli Venezia Giulia, innesca forte instabilità pomeridiana in grado di portare frequenti rovesci nevosi fino al piano nonostante temperature di partenza abbondantemente positive. Sul Carso a ridosso del confine di stato con la Slovenia si genera un temporale di neve con alcune fulminazioni ed un accumulo di circa 1 cm nelle aree sud-orientali carsiche al di sopra dei 450 m di quota (Figura 12). A seguire, altre celle convettive interessano più direttamente il Golfo di Trieste e la costa provocando downburst (microburst) molto fotogenici come quello di figura 13 sulla penisola muggesana.
Figura 12
Il temporale nevoso nella zona di Grozzana-Pesek lascia più o meno 1 cm di neve al suolo in circa mezz’ora di precipitazione. Ben visibili i cumuli sullo sfondo frutto della forte instabilità indotta dalle basse temperature in quota.
Figura 13
Rovescio nevoso sulla penisola muggesana in seno alla forte instabilità indotta dalla presenza di una massa di aria artica a tutte le quote con valori di -40°C alla quota geopotenziale di 500 hPa (circa 5300 m). Molto ben visibili ai lati della cella i "riccioli" indotti dalle raffiche di vento provocate dall'aria fredda in discesa al centro della nube (downburst) che impattando il suolo si espandono poi orizzontalmente. 8 aprile 2021, h 16.30.
Galleria Immagini
Video di 4.41 minuti realizzato nell'area della riserva naturale del Monte Lanaro - Volnik nel tardo pomeriggio del 6 aprile da Dario Gasparo all'uscita del sole dopo la nevicata.
Ringraziamenti e contributi degli altri autori:
Furio Pieri ha installato il sensore e seguito le misure di temperatura nella Segjnov Dol, analizzato le retrotraiettorie della massa d'aria e realizzato il modello digitale del terreno della dolina; Pietro Cicuttini ha fornito i dati di Cividale del Friuli; Rudy Gratton ha fornito i dati di Gorizia; Andrea Securo ha estratto ed elaborato i dati delle stazioni di Capriva, Brugnera, Fagagna e Trieste Molo F.lli Bandieta dal portale meteo.fvg.it
Ringraziamo Dario Gasparo per aver permesso la condivisione del video della neve sul Monte Lanaro dal suo canale you tube
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